ANGOLANA IN SERIE D. DUE PRESIDENTI ED UN PROPRIETARIO: LEONARDO PETRUZZI E NICOLA PETRUZZI E PEPPE DE CECCO









Ogni tanto mi capita di leggere su alcuni blog che trattano il presente dell'Angolana notizie poco precise e a volte del tutto tutto infondate. Mi riferisco ad un post: (adesso opportunamente rimosso dall'autore in cui erano scritte, in un italiano più che approssimativo, tante inesattezze circa la storia recente dell'era o meglio della proprietà De Cecco) http://forzangolana.altervista.org/io-e-il-presidente-che-ci-ha-portati-in-d/. Tale post lodava e criticava, in modo confuso e poco coerente, nello stesso tempo il patron  Peppe De Cecco il quale ha avuto sicuramente degli innegabili meriti ma che sono di gran lunga stati superati dai tanti "demeriti" che si sono poi palesati nella sua permanenza a Città S.Angelo. Poco felice e totalmente sballato il titolo del post: "Il presidente che ci ha portato in serie D". Suonava meglio come titolo: "Il patron che ci ha riportato in serie D". A Città S.Angelo anche le pietre sanno che nel 2004-2005 il presidente era Roberto Giammarino mentre la proprietà della Renato Curi Angolana apparteneva a Beppe De Cecco. Personalmente sono convinto che se dipendeva solo dalla volontà del patron mettevamo le radici più robuste in Eccellenza altro che serie D o addirittura la C 2 dove illusoriamente pensavano di arrivare i cosiddetti ultras dell'Angolana, oggi quasi del tutto spariti dal gradone. La serie D arrivò per altri motivi e il merito va anche ad una persona che fece tantissimo per l'Angolana: questa persona si chiamava Giancarlo Biondi, il quale fece di tutto per convincere i restii dirigenti a richiamare sulla nostra panchina Attilio Piccioni. A Giammarino va il merito di aver riportato qui Francesco Montani che è stato il miglior direttore sportivo nella storia dell'Angolana alla pari con il compianto Giuseppe Clozza. Sono stati questi due angolani doc a supportare maggiormente Don Peppe che metteva solo i soldi e i suoi ottimi impianti sportivi e questo è un merito che nessuno può negare, ma che spesso appariva spesso poco convinto quanto del tutto sfiduciato. Questo per essere precisi e dare i meriti a chi spettano. Non cito gli attuali componenti della società perchè pur avendo ricoperto cariche in quel campionato sono ancora impegnati con la nostra società e vanno lasciati tranquilli ad operare per il bene della nostra amata squadra. Sempre per rispettare la verità storica, il presidente che ha portato in serie D l'Angolana è stato Leonardo Petruzzi che impiegò un solo campionato per compiere questa storica impresa contro i tre anni di Eccellenza di Don Peppe e tutti ancora ricordiamo le polemiche che ci furono nell'ultima giornata di campionato quando i dirigenti dell'Atessa ci accusarono di aver comprato la loro partita contro il Francavilla. Non è poi minimamente paragonabile Don Peppe a Leonardo Petruzzi: entrambi sono andati via da Città S.Angelo ma con modalità e motivazioni del tutto differenti. Leonardo Petruzzi andò via dalla sua Angolana perchè alcuni personaggi che gravitavano attorno alla società erano invadenti e aspiravano a ficcarsi in ogni minima occasione nelle faccende societarie, evitando però mettere mano al portafoglio. Lasciò a fine campionato 1970-71 dopo un brillantissimo terzo posto e per diverse domeniche sul gradone in terra, (allora non c'era ancora ne il gradone in cemento ne tantomeno la tribuna  coperta), si sognò la promozione in serie C che svanì definitivamente dopo che uno pseudo tifoso pensò bene di scagliare un sasso contro un guardalinee nello scontro diretto contro il forte Cerignola (partita persa e squalifica del campo). Inoltre la società non era oberata di debiti e i nuovi soci poterono tranquillamente subentrare e garantire tranquillamente la permanenza in serie D. C'è una una ulteriore sostanziale differenza tra la famiglia Petruzzi e Don Peppe De Cecco: i Petruzzi assunsero entrambi la carica di presidente mentre Don Peppe sin dal primo anno delegò altri a ricoprire questa carica e precisamente nell'ordine: Pietro Nardone, Roberto Giammarino, Claudio Di Giacomo e Gabriele Di Cristoforo ed infine l'attuale patron Gabriele Bankowski che a sua volta ceduto la carica al giovane Filippo Prosperi, nel segno della continuità e affinità con la gestione De Cecco. Non cito Adolfo De Cecco, non perchè, a differenza di altri, ho qualcosa contro questo ragazzo, anzi, ma solo perchè la sua permanenza a Città S.Angelo è stata troppo breve per essere valutata in un senso o in un altro. Gli rimprovero solo l'infelice scelta del tecnico e di qualche collaboratore e la voglia di proporsi anche come giocatore. Nulla più. Ha la fortuna di avere tanti soldi e se li gode. Beato lui. Non amo gli scontri frontali con chi nella vita ha più fortuna del sottoscritto a livello economico e ne tantomeno mischio al calcio cose o situazioni che hanno poco o nulla a che fare con questo che per me è un passatempo e niente altro ed è solo un modo come un altro per stare con gli amici. Non sono uno di quelli che prendendo il calcio come pretesto trova il modo di rompere inutilmente e fastidiosamente le proverbiali scatole a chiunque senza nessun intento costruttivo. Questo modo di vivere è prerogativa esclusiva dei cretini. Nel calcio le regole non scritte sono ben chiare: chi ha i soldi fa il proprietario o il presidente, chi ha meno soldi o fa il dirigente o l'impiegato oppure l'operaio della società ed infine vengono i tifosi quelli veri e buon ultimi i cosiddetti ultras, il cui numero scende paurosamente quando la squadra va male, che spesso fanno più danni che altro come hanno fatto ultimamente qui da noi gli intelligentoni di Teramo, esperti come pochi in esplosivi. Tutti meritano il rispetto tranne quest'ultima categoria che fin quando fa il tifo in maniera corretta fa la differenza a supporto della propria squadra mentre quando espone striscioni offensivi contro chiunque e per qualsiasi ragione o fanno cose anche peggiori è meglio che stiano a casa senza vantare fantomatici chilometri percorsi inutilmente e stupidamente al seguito della propria squadra a cui arrecano più danni che vantaggi. Gli ultras non hanno mai vinto i campionati da soli, anzi spesso fanno prendere multe e penalizzazioni alla propria squadra. Qui da noi la mentalità degli ultras non è mai attecchita, non c'è stata e ne ci sarà mai. Per fare calcio ci vuole la moneta (e tanta anche in serie D) e non le chiacchiere o le insulse farneticazioni o andando in giro a fare danni in ogni possibile maniera. Chiusa la parentesi. Tutti sappiamo come e perchè è andato via Don Peppe e non è stata la stessa cosa di quando hanno passato la mano i Petruzzi. La squadra annaspava in zona retrocessione ed il patron è andato via dopo appena la quarta giornata di ritorno. Se permettete non è la stessa situazione. ANCORA OGGI NE PAGHIAMO LE CONSEGUENZE. A buon intenditore poche parole. Poteva arrivare a fine campionato e andarsene tanto ormai aveva fatto capire a tutti che l'Angolana non gli interessava più. Ricordo a proposito, una infelice battuta del patron durante l'amichevole Pescara-L'Aquila giocata sul nostro terreno, dopo il sisma del 6 aprile 2009, quando rivolgendosi ad alcuni tifosi disse: "Intanto vi ho fatto vedere il Pescara e L'Aquila...". Questa frase mi dette particolarmente fastidio e risposi al patron che avevamo già giocato in serie D sia contro il Pescara che contro L'Aquila oltre che contro il Chieti e il Teramo, citando tra l'altro tutti i risultati in questi sentiti derbies. Per aprire la bocca o peggio scrivere su di un blog bisogna essere documentati e non sparare corbellerie a raffica e a casaccio. Una altra profonda differenza tra Don Peppe e Leonardo Petruzzi è quella che Don Peppe adesso odia l'Angolana mentre Leonardo Petruzzi, dopo l'infelice esperienza con il Lanciano, tornò a finanziare dall'esterno l'Angolana in quanto all'epoca non esistevano le sponsorizzazioni e l'Angolana potette così poi ingaggiare fior di giocatori come De Pedri, Pace, Marescalco, Conte, tanto per citarne alcuni. In quegli anni il figlio Nicola giocava con le nostre giovanili ma Leonardo Petruzzi non pretese mai che il figlio giocasse in prima squadra. Quest'anno il nostro budget di è di soli 100.000 euro da quanto ha dichiarato il patron Bankowski: con questa misera cifra non si andrà molto lontano e il patron De Cecco non si è finora ricordato dei suoi amici ed ex soci che ha lasciato qui. Leonardo Petruzzi sapeva inoltre scegliere oculatamente allenatori e direttori sportivi. In serie D oltre a confermare Di Santo per le prime giornate di campionato, ingaggiò successivamente un tecnico di categoria superiore quale era Soffrido che compì l'impresa di salvare la nostra squadra dopo un pessimo girone di andata e nel 1970-71 promosse allenatore per la prima squadra il giovane Vitaliano Patricelli che diverrà poi presidente del Coni di Pescara. In quanto al direttore sportivo si avvalse della competenza di Giuseppe Clozza che diverrà poi responsabile del settore giovanile del Milan di Berlusconi. Improponibile inoltre il paragone con i tecnici scelti da Don Peppe e soci: si salvano solo Piccioni e Gentilini. Meglio stendere un velo pietoso sugli altri che non voglio nemmeno nominare. Non meglio va per la scelta dei direttori sportivi: si salva solo Francesco Montani che guarda caso era anche il d.s. di Nicola Petruzzi riportato in nerazzurro saggiamente da Giammarino e il ritorno di Montani coincise con la vittoria del campionato e la riconquista della  serie D. Fu Montani a caldeggiare l'acquisto Rachini e D'Isidoro (30 goals in due) e a pescare a gennaio i brasiliani Gama e Gheler che fecero la differenza nel finale di campionato. Fu l'unico anno in cui De Cecco spese al meglio e oculatamente i propri soldi. L'anno dopo in serie D non ascoltò Montani che propose a Don Peppe di conquistare la promozione dopo un solo campionato di serie D e accedere così al più presto possibile in C 2, proponendo contemporaneamente giocatori di indubbio rendimento e professionalità. De Cecco non considerò i saggi consigli di Montani. Risultato: il patron, mal consigliato da altri, tornò a spendere tantissimo e male e deluso finì con il rimanere in serie D dopo aver speso un mucchio di quattrini. Questa è la verità. Altro velo pietoso si deve stendere per gli altri d.s. scelti da De Cecco e soci: tanti soldi spesi a vanvera senza vincere più niente e sopratutto con figuracce come la mancata promozione, a cui si aggiunse come la più classica ciliegina sulla torta, l'infamia della partita di Alghero. Non gli va certo meglio il paragone con Nicola Petruzzi. E' stato infatti Nicola Petruzzi a riportarci in categorie che ci competevano: prima rilevando l'Angolana e riportandola in promozione al secondo posto dietro il Vasto e poi dopo aver perso lo spareggio contro il S.Omero rilevò la Renato Curi che aveva perso gli spareggi per la promozione contro il Grosseto: 0-0 a Pescara e perdette 2-1 a Grosseto. Di entrambe le partite riporto i tabellini.

Pescara 21 Giugno 1998 

RENATO CURI: Casciano n.g., Moretti 7, Perfetto 8, Pasquini 6 (1' s.t. Angelosante 6), Terra 8, Flacco 7.5, Gasparroni 7.5, Bonati 7, Grosso 7, Marini 6.5 (20's.t. Starinieri n.g.), D'Onofrio 7. Allenatore Di Mascio.

GROSSETO: Montorsi 7, Scorsini 7, Valvani 7, Pieri 6, Battazzi 6, Bosi 6, Lagordi 6 (12' s.t. Mucciarelli n.g.), Perini 6, Ferri 7 (40' s.t. Righetti n.g.), Bindi 6 (30' s.t. Solatto n.g.), Sani 7. Allenatore Cacitti.

Arbitro: Torella di Roma 6.5. 

28 Giugno 1998 

GROSSETO: Montorsi 9, Scorsini 7, Valvani 7, Vieri 6 (60’ Soatto 6), Batazzi 6, Bogi 6, Sani 7, Perini 7, Ferri 8, Bindi 6 (65' Righetti n.g.), Mucciarelli 6 (38' Lagordi 7). All.: Cacitti.

RENATO CURI: Casciano n.g., Moretti 7 (80' Tacconelli), Perfetto 8, Pasquini 8 (75' Di Loreto), Terra 8, Flacco 8, Gasparroni 8, Bonati 7 (46' Angelosante 7), Grosso 8, Marini 8, D'Onofrio 8. All.: Di Mascio

Arbitro: Piccioni di Jesi 7

Reti: 5' e 76' Ferri, 47' Marini.

Note: spettatori 2.000 circa. 

In fondo all'articolo del Messaggero del 29 giugno 1998: 

"Niente da fare per i pescaresi, battuti a Grosseto per 2-1, sfuma il sogno del Cnd, pesanti accuse all’arbitro.
Curi: fine della corsa, con rabbia. Allo scadere annullato il gol del pari, oggi la società cambia padrone." 

a firma di Fulvio Basilico riguardante questa partita si poteva leggere: "Ora la Curi cederà il titolo sportivo all'Angolana di Petruzzi. In giornata ci sarà il perfezionamento tra le due società. La Curi disputerà sicuramente il settore giovanile puro, mentre l'Angolana parteciperà al prossimo campionato di Eccellenza (in Promozione aveva perso lo spareggio con il S.Omero)".
Sempre Fulvio Basilisco scriveva il 10 luglio 1998 "L’Angolana rileva in blocco i giocatori ex Curi".

La notizia del ripescaggio in serie D fu riportata nell'articolo che apparve sul Centro del 1 agosto 1998 a firma di Stefano De Cristoforo. Così l'Angolana tornò in serie D, grazie all'intuito di Nicola Petruzzi, che potè così eguagliare suo padre facendo disputare alla nostra squadra due campionati di ottimo livello, sfiorando la C 2 che svanì per motivi che ben conosciamo a Città S.Angelo. Questa è la verità. Quando si vuole scrivere sui blogs, bisogna essere oltre più che documentati, oltre che esprimersi in italiano correttamente al meglio delle proprie possibilità altrimenti è consigliabile desistere per non intasare  il web di ulteriore "immondizia". Se Nicola Petruzzi non rilevava la Renato Curi nel 1998, oggi qualche attempato e anacronistico  pseudo ultrà farneticante ultra quarantenne non avrebbe mai visto la serie D qui a Città S.Angelo: De Cecco ebbe sicuramente il merito di rilevare la nostra società ma non ha mai raggiunto i livelli di Nicola Petruzzi questo lo si può envincere facilmente dai risultati nonostante i consistenti investimenti della sua gestione. Nicola Petruzzi al pari del padre sapeva scegliere i propri collaboratori come il direttore sportivo Montani e lo stesso dicasi per gli allenatori Ortega prima e dopo Righetti. Aveva fiuto anche per la scelta dei giocatori come quando andò di persona ad Anagni per assicurarsi il potente centravanti Biancolino. Nicola Petruzzi spesso agiva in prima persona e si avvaleva solo del prezioso e oculato lavoro di Montani. Il patron De Cecco invece ha sempre delegato troppo ai suoi collaboratori che spesso gli hanno fatto compiere errori a ripetizione. Difficile non ricordare i numerosi flop negli acquisti con ingaggi da favola (Giandomenico, Farrugia, Giuseppe Rosa, Della Bianchina tanto per citarne alcuni) e meglio tacere dei tanti giocatori che non sono stati cretinamente acquistati da citare su tutti Arcamone nel 2005-2006, Sansone nel 2006-2007 e Vitone nel 2008-2009. Nella storia del calcio angolano in serie D bisogna dare a ciascuno di questi presidenti e proprietari meriti e demeriti rapportando le loro diverse potenzialità economiche e dei risultati raggiunti. La squadra di Nicola Petruzzi fece 65 punti nel 1999/2000 mentre la Renato Curi Angolana di De Cecco chiuse a 60 punti nel 2007/2008 stessi punti conquistati dall'Angolana di Lenardo Petruzzi nel 1970/71 con la regola dei tre punti a vittoria. I numeri parlano chiaro. Chiudo qui questa accurata analisi sulla nostra serie D, con la speranza che  l'attuale dirigenza possa ancora conservare la categoria facendo propri gli insegnamenti dei loro predecessori evitando di ripetere i gravi errori del recente passato. 

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